Ieri si è conclusa la Fiera di Bologna.
Sono a pezzi e ho un mal di testa come se avessi bevuto mille Appletini. Sono stati giorni intensi e distruttivi, ma ne è valsa la pena.
Il primo giorno sono arrivata di
corsa, senza sapere cosa mi aspettava, visto che era la prima volta che andavo
in fiera. Per me la Bologna Childrens Book Fair esisteva attraverso i racconti
di chi c’era già stato, ma vederla dal vivo mi ha fatto tutto un altro
effetto. Sto facendo un Master di Illustrazione a Macerata che si chiama ARS IN
FABULA, come avevo scritto qualche post fa, e il giorno stesso ho avuto il mio
primo colloquio con un editore in vita mia, presso il quale sto sviluppando un
progetto – libro per un’eventuale collaborazione. Pare sia andata bene. Pare.
L’incoscienza ha fatto si che io
mi portassi dietro il mio portfolio per mostrarlo agli altri editori. Ma una
volta visto e capito come funziona la Fiera mi sono resa conto di quanto ancora io debba lavorare e concretizzare di più quello che sto facendo.
Insomma, per farla breve, mi è
venuta un’ansia da prestazione come mai in vita mia.
Martedì 25, al Padiglione 33 (che
da quest’anno era aperto ai bambini) c’è stato l’incontro con Oliver Jeffers,
illustratore australiano che lavora per la Harper Collins, nonché l’autore di
libri per ragazzi più venduto al mondo.
Ah, Jeffers oltre ad essere bravo
e ricco è anche bello. Se volete morire d'invidia andate a vedervi il suo Instagram
dove posta foto di lui che zompetta in ciavatte davanti alle chiese in India.
Jeffers è il primo a sinistra. "A Jeffers, ma lmt*)
La conferenza è durata poco, ma è
stata interessante. Quello che è emerso che è che quest'uomo ama più di qualsiasi altra cosa il suo lavoro e lo
trasmette attraverso i suoi libri. E non è poco essere felici mentre si fa il proprio lavoro, sappiatelo. Il fatto che sia così appassionato e contento mi ha spiazzato, ed è da lì che deriva tutta la mia invidia (e rispetto). Ne ho tratto anche dei consigli di vita, la frase
pronunciata da lui “Ho cominciato a fare sul serio quando ho smesso di pensare”
ho deciso che me la tatuerò sulla chiappa destra. Ne sono uscita carica e
positiva (ma sempre invisiosa, ovviamente) . Dopo l’incontro, in una libreria li vicino, Jeffers firmava le copie
dei suoi libri, solo che il poveretto si era fatto male al braccio e perciò
portava un tutore. Ma aveva portato con sè un timbro su cui poi con la mano sinistra
metteva una “X”.
Oh Jeffers, che inguaribile buontempone
Ho visto finalmente il famigerato
“muro del pianto” dove aspiranti illustratori lasciano i loro biglietti da
visita, sperando di essere notati (oh, anch’io eh) , e ho visto pure gente
meno organizzata di me, del tipo “Ehi amico, qua c’è la fila, non so neanche che editore
sia, ma guardano il portfolio”. Ho scoperto anche che l’ultimo giorno della fiera
non regalano i libri (la crisi, maledetta crisi).
Ho avuto l’occasione di conoscere
molte case editrici, mi sono innamorata dello stile e del gusto dei coreani e
ho deciso che voglio vivere per sempre nel Padiglione 30, quello con i francesi,
che si sono portati i fumetti.
La fiera è stata pure l’occasione
per rivedere delle persone, ex insegnanti, vecchi amori e i miei adorati compagni
di Master.
I One Direction: da sinistra Riccardo, Floriano, Juan e Luca
Diciamo che ora ho le idee un po’
più chiare di come funziona il mondo dell’illustrazione, e consapevole dei miei
limiti mi impegno a migliorare e ad essere più preparata per l’edizione del
2015. (ma poi mi domando se mai uno si sentirà preparato).
E grazie a Sara, la ragazza che
mi ha ospitato per quattro giorni, così a scatola chiusa.
*lmt = li mortacci tua
ooh si che invidia!!!
RispondiEliminaamo i libri di Jeffers da anni, ma solo di recente ho scoperto che sia pure figo :)
alla fiera del libro c'andavo sempre con 3 zaini vuoti che sistematicamente diventavano 3 tonnellate di roba sgraffignata qua e là per gli stands (solo roba free, neh!)
un grande in bocca al lupo per i tuoi progetti
Crepi Alice! Il tuo commento mi fa molto piacere :)
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